LINEE GUIDA PER L'USO DI UN LINGUAGGIO RISPETTOSO DEL GENERE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Ogni parola del nostro linguaggio contribuisce a diventare
il binario su cui viaggia il pensiero”, condizionando il nostro modo di pensare

Scarica Le Linee Guida

L’Amministrazione del Comune di Pula ha ideato la Guida per l’uso di un linguaggio rispettoso del genere nella Pubblica Amministrazione. Le Linee Guidacostituiscono il frutto di un lungo lavoro di elaborazione degli studi di autorevoli costituzionalisti, accademici, linguisti e giornalisti e vuole essere uno strumento efficace per contrastare gli stereotipi di genere, le disuguaglianze e gli squilibri di ruolo tra uomini e donne.

Attraverso l’uso corretto della lingua si afferma il pieno riconoscimento del ruolo, si rafforza il concetto di identità, si trasmette un messaggio di rispetto delle differenze tra i generi.

Nel volume allegato sono presenti numerosi esempi pratici per un utilizzo immediato e facilmente applicabile nelle attività e comunicazioni istituzionali.

Presentazione

Tutti e tutte comunichiamo e per farlo utilizziamo il linguaggio.
La lingua è la capacità di esprimere concetti, pensieri, significati tramite un codice ben preciso: le parole declinate
al maschile e al femminile come ci insegna la grammatica italiana.
Il linguaggio è il nostro principale mezzo di espressione ed è fondamentale usarlo con appropriatezza per eludere
discriminazioni, stereotipi e pregiudizi di qualsiasi sorta.
La nostra abitudine di pensare alle donne come parte di un insieme neutro o di genere maschile (cittadini,
lavoratori), come nel caso dei titoli professionali o dei ruoli istituzionali (ministro, magistrato, medico, direttore) ha
contribuito a rendere “invisibili” le donne che lavorano, anche nella PA.
Parliamo quindi di «abitudini legate al periodo in cui la donna godeva di diritti sociali, civili e politici diversi da quelli
dell’uomo e veniva, di fatto, marginalizzata anche attraverso l’uso della lingua»*.
L’importanza della questione di genere è emersa in tutta la sua urgenza non appena le donne hanno iniziato a
ricoprire ruoli di prestigio, in numero sempre crescente.

Se da un lato le donne stanno acquisendo maggiore partecipazione alla vita civile, raggiungendo posizioni e incarichi un tempo inimmaginabili, dall’altro c’è ancora una certa resistenza a riconoscere tali posizioni e chiamarle con il loro nome. Si finisce così per usare ancora cariche istituzionali e titoli professionali riferiti a donne declinandoli al maschile, attribuendo a tale maschile una falsa neutralità.

Questa abitudine “nasconde” la presenza delle donne, le priva di visibilità, poiché ciò che non si dice o non ha un nome, alla fin fine non esiste.**

In particolare, l’abitudine di declinare i ruoli al maschile (il funzionario, il capo) è perlopiù ancora oggi accettata socialmente, perché si ritiene che il titolo indichi l’incarico e quindi che «esuli dal genere»***.

Si tratta solo di un’atavica convenzione ancorata a vecchi stereotipi e ad una lunga storia di subalternità femminile, che ha visto per molto tempo le donne escluse da incarichi politici, cariche istituzionali e professionali.

Non stupisce quindi che le professioni di bidello, infermiere, cuoco siano facilmente declinate al femminile, perché relative a lavori nei quali le donne hanno sempre trovato espressione, ma ciò non avviene con altrettanta tranquillità con mestieri ritenuti di maggior prestigio (medico, giudice, ministro, ingegnere, chimico), dove assistiamo ancora troppo spesso all’associazione del femminile nel maschile.

Perché è corretto declinare i sostantivi al femminile come maestra, assessora, medica, avvocata, architetta?

Perché nel linguaggio della vita pubblica, usare la corretta declinazione significa dare identità e dignità a chi svolge un ruolo, rappresentandola dal punto di vista linguistico in tutta la sua interezza. Infatti la consuetudine errata di utilizzare il genere maschile anche per parlare di donne non consente di rappresentare fedelmente la realtà in cui viviamo.

Nonostante la presenza delle donne nei vari ambiti e livelli della società, alcune professioni vengono ancora riconosciute come maschili e vi è una forte resistenza a declinarne il ruolo al femminile. Questo perché permangono

ancora pregiudizi sociali, culturali, antropologici che ancora oggi fanno fatica a trovare marginalità in un Paese, come l’Italia, in cui vige un modello radicato di società maschilista e patriarcale.

Pertanto con queste semplici ma efficaci Linee Guida auspichiamo di superare gli stereotipi e di valorizzare le differenze di genere, a tutela della dignità dei soggetti femminili e maschili rappresentati, di promuovere percorsi di conoscenza ed informazione nelle istituzioni, negli enti pubblici, nel mondo della scuola, ed infine, di promuovere azioni di contrasto nella comunicazione e nell’informazione, al fine di educare ad un linguaggio che non sia sessista e discriminatorio.

La Sindaca

Carla Medau

 

SFOGLIA LE LINEE GUIDA

È vietata la riproduzione, distribuzione, pubblicazione, copia, trasmissione, vendita, adattamento ecc. delle presenti linee guida. 

Tutto il materiale all’interno è di proprietà del Comune di Pula.

Autorizzazione della Sindaca Carla Medau alla pubblicazione su pula.it del 25 maggio 2022.

CONTATTI:

Comune di Pula
Corso Vittorio Emanuele 28
09010 – Pula (CA)

Telefono: 07092440332 07092440331
Fax: 0709253346
Email: protocollo@pec.comune.pula.ca.it

PEC: protocollo@pec.comune.pula.ca.it